Sostenibilità

SostenibilitàLa storia del concetto di sostenibilità di uno sviluppo economico sociale non è molto vecchia ma neppure estremamente giovane se paragonata alla tempistica con cui si evolve la società moderna uscita dalla seconda guerra mondiale evento che rappresenta uno spartiacque decisivo se messo in relazione alla storia dei tempi dell’evoluzione umana.

La storia

Il concetto di sostenibilità è emerso la prima volta nel corso della prima conferenza dell’ONU sull’ambiente del 1972 come condizione base dello sviluppo socio-economico mondiale che dovrebbe essere basato sul principio di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della società attuale senza compromettere le risorse, in vista del loro utilizzo per le generazioni future. Questa prima enunciazione ci sembra la più bella rispetto alle successive evoluzioni del termine perché assomiglia all’imperativo categorico Kantiano che possiamo riassumere nella frase “agisci in modo tale che la tua azione possa essere assunta a principio di una legislazione universalmente valida” pensiero generatore di  una moltitudine di conseguenze positive se fosse realmente utilizzato in tutte le sue implicazioni derivanti.

La timida definizione del 1971 viene ampiamente ripresa e sviluppata dal rapporto “Brundtland” presentato a Stoccolma nel quadro della Conferenza ONU sull’Ambiente Umano tenutasi nel 1987, sedici anni dopo la prima enunciazione e con in mezzo la prima vera grande crisi petrolifera, ricordata come quella delle “domeniche a piedi” e risolta dal gran lavoro del geniale sceicco saudita Yamani presidente dell’OPEC. Persona di grande levatura ed enorme cultura ed esperienza politica, che alla sua veneranda età di ultraottantenne gira ancora per il mondo per spiegare il perché delle “guerre moderne”, la posizione sullo scacchiere mondiale dei vari attori e come questi si muoveranno in futuro in relazione al problema dell’accaparramento delle fonti di energia che  è il problema dei problemi della società attuale.

La sostenibilità attuale

La nostra sostenibilità è un concetto molto legato all’energia ed al modo di utilizzarla o di sprecarla.

Dalla conferenza di Stoccolma si è sviluppata una corrente di pensiero che ha interessato molti  dei campi in cui si articola la nostra società. Basti pensare che uno dei più famosi grafici che schematizzano il principio di cui parliamo è composto da quattro insiemi che si incrociano in unico cerchio: quell’unico cerchio si chiama ‘sviluppo sostenibile‘ e i quattro insiemi che lo intersecano si chiamano:

sostenibilità istituzionale e politica;

sostenibilità ambientale;

sostenibilità economica;

sostenibilità sociale.

Da ciò si capisce che parlare di sostenibilità in generale significa affrontare temi globali e coinvolgere molteplici attori con interessi opposti, il che non è cosa semplice. Se pensiamo solamente al problema energetico, che è uno dei settori in cui necessariamente si misura lo sviluppo o il sottosviluppo delle aree mondiali, abbiamo una bella matassa da sbrogliare. Mentre da un lato si parla di sviluppo ambientale sostenibile, dall’altro si praticano azioni basate sul miraggio dell’indipendenza dalle fonti energetiche operando azioni di recupero del petrolio assolutamente invasive e destabilizzanti come il recupero delle sabbie petrolifere o del petrolio dalle cavità orizzontali della crosta terrestre con conseguenze assolutamente imprevedibili.

I territori dove il petrolio si cava più facilmente sono oggetto di guerre infinite. Il costante stato di instabilità delle aree mediorientali è dovuto proprio a questo problema. Vediamo ogni giorno in televisione delle  comiche strette di mano fra i “grandi” del pianeta, salvo scoprire che una delle mani tese compra sottobanco petrolio dall’ISIS in cambio di enormi quantità di denaro che alimentano la nuova crociata contro l’Occidente, che in realtà altro scopo non ha se non quello del controllo dei mercati petroliferi scardinando  vecchi equilibri.

 Non ci sembra di assistere nel complesso ad un proliferare di comportamenti sostenibili che hanno cura del mondo che sarà lasciato alle future generazioni.

L’esempio dei Paesi più poveri

Viceversa dal basso, dalle economie più povere, dai cosiddetti paesi terzi emergono comportamenti virtuosi stupefacenti. La più antica urbanistica sostenibile nasce nella città Brasiliana di Curitiba e dalla geniale intelligenza di un sindaco architetto che ha ribaltato il concetto di urbanistica che conosciamo e che è basato sulla razionalizzazione e “controllo”dello sviluppo. L’urbanistica a Curitiba dagli sessanta in poi è stata pensata in funzione del benessere umano, dell’efficienza nella produzione e nel riciclo dei rifiuti. A Curitiba tutto viene riciclato e anzichè essere una città a crescita 0 è una città a 0 produzione di rifiuti. Nella città Brasiliana le vetture sono incanalate in circuiti che le portano distanti dall’abitato e la viabilità è distinta a seconda del tipo di destinazione che sia a corto , medio o lungo raggio. Il resto è tutto gestito da quattro sistemi diversi di trasporto pubblico organizzato su greenways che diventano rami urbani della più ampia rete ecologica dello stato del Paranà di cui Curitiba è la capitale. (tutto ciò però a fianco di megalopoli come Rio e San Paolo esempi ingestibili e insostenibili).

La stessa trasformazione sta avvenendo a Santiago del Cile e in altre città virtuose dell’America Latina. Certo questi fenomeni lasciano un po’ imbarazzati noi europei che ci vantiamo di essere esportatori di buone pratiche, di sistemi d’avanguardia, di democrazia e spero ci facciano riflettere quando spendiamo parolacce fermi sul sistema delle tangenziali milanesi o in mezzo ai gas del G.R.A di Roma.

Salutiamo con favore a Reggio Emilia la scomparsa, voluta dal nuovo sindaco, dell’assessorato all’urbanistica e la nascita al suo posto dell’assessorato alla “rigenerazione urbana”.

Questa della “rigenerazione urbana”, ovvero del rinnovo delle nostre città riutilizzando territori abbandonati o sprecati, è un’ottica di politica amministrativa basata sul concetto di sostenibilità, sul principio di smettere di invadere la campagna razionalizzando l’esistente e quindi risparmiando sui costi delle estensioni urbane e risparmiando sulla fuoriuscita di anidride carbonica, aumentando la presenza di infrastrutture ossigenanti e rinfrescanti.

 

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Arch. Vittorio Valpondi