Il mercato delle App: se gratis, diffusione e guadagni sono maggiori

In seguito all’avvento degli smartphone ognuno di noi ha imparato a conoscere ed utilizzare le cosiddette App o applicazioni informatiche, ossia quello strumento operativo che ci permette di sfruttare al meglio e al massimo le potenzialità dei nostri telefoni cellulari. Senza le App, lo smartphone non può essere più definito tale ma si trasforma in un semplice telefono. Ecco perché, la prima cosa che chi acquista un nuovo smartphone fa è “scaricare” quelle App che più suscitano il suo interesse o che possano soddisfare i suoi bisogni sia esse semplici utility che giochi.

La concorrenza è tanta, ma…

In circolazione ce ne sono di ogni tipo, sia a pagamento che gratuite, rendendo il mercato alquanto redditizio, nonostante, molti lo ritengano oramai saturo e non più fonte di reddito. Ma proprio perché le App rappresentano l’esigenza principale di ogni possessore di smartphone, tale affermazione non può essere condivisa. Certo è che, come ogni bene, anche la App dev’essere in grado di rigenerarsi, mutare pelle, adeguarsi al mercato ed alle sue nuove esigenze, ma ciò non significa che il settore non attragga capitali e non sia in grado di generare proventi per chi ha deciso o si è ritrovato ad operare in questo settore.

Perché è meglio una App gratuita

Alla luce di queste considerazioni, chi volesse inserirsi nel vastissimo mercato delle applicazioni informatiche dovrà farlo con un’idea innovativa ma soprattutto gratuita. A questo punto molti si staranno chiedendo come gratuita? Se fornisco la App in modo gratuito, dove sono i miei guadagni?

La fonte principale dei guadagni dei realizzatori di App sono senz’altro i proventi pubblicitari ed in modo particolare quelli erogati da Google Adsense. Pertanto, se l’obiettivo dev’essere quello di massimizzare i guadagni, a parere di chi scrive, oltre alla necessaria dose di fortuna e all’idea innovativa, è indispensabile garantirsi che molti consumatori scarichino l’applicazione. E per ottenere ciò l’esperienza acquisita, seguendo professionalmente diversi realizzatori di App, mi permette di consigliare di mettere a disposizione di tutti in modo gratuito l’applicazione realizzata, in quanto in questo modo sarà più facile che la stessa si diffonda.

Il supporto di un commercialista è fondamentale

Districarsi in questo mercato dal punto di vista fiscale e contabile, soprattutto per soggetti che nella vita si occupano di tutt’altro, non è semplice anche perché inquadrare perfettamente la figura del Publisher richiede conoscenza del settore combinata alle competenze tributarie, che solo un buon commercialista è in grado di offrire, magari giovane, più propenso ad adattarsi alle novità informatiche e capace di seguire da vicino i suoi clienti. Sarebbe un grosso errore, in questo specifico campo, cercare delle risposte utilizzando la rete.

Le domande degli internauti sull’attività del Publisher per Google AdSense

Questo lo dico in quanto, spesso accade che chi ha confidenza con la rete internet cerchi di trovare nella stessa la risposta ad interrogativi come: “percepisco compensi da Google, devo aprire la partita Iva?”, “come posso dichiarare i compensi percepiti da Google?”, “ho postato sul Play Store di Google una mia App che è possibile scaricare gratuitamente e Google mi riconosce dei proventi pubblicitari: possono essere inquadrati come ricavi da lavoro occasionale?” e via discorrendo.

Senza avere la presunzione di poter, con un semplice articolo, rispondere a tutti gli interrogativi che sull’argomento circolano in rete cercherò di rispondere perlomeno alle domande più ricorrenti.

Google AdSense

Google Adsense oggi è il più celebre programma che permette ai realizzatori di App di monetizzare il lavoro svolto con la creazione della stessa.

Entrare nel circuito di Google è abbastanza semplice, basta registrarsi al programma Adsense e se la App rispecchia le credenziali previste si entrerà a far parte di tale mondo. Una volta ottenuta la registrazione si cominceranno a generare i primi guadagni. Quest’ultimi potranno essere dovuti alla cessione a pagamento dell’applicazione oppure, come già sottolineato, ai proventi pubblicitari legati ai banner che compaiono sulla App ceduta gratuitamente.

Inquadramento fiscale dell’attività del Publisher

Chiariamo subito che i proventi pubblicitari percepiti da Google, a parere di chi scrive, non possono essere inquadrati come redditi occasionali cioè redditi derivanti da prestazioni svolte in modo non abituale, non professionale con lavoro prevalentemente proprio e senza vincolo di subordinazione con il committente. Questo perché l’erogazione del servizio pubblicitario, attraverso i banner che compaiono sull’applicazione informatica, viene erogato 24 ore su 24. Questo vuol dire che l’attività ha carattere continuativo e non certamente occasionale. Di qui l’obbligo, per chi percepisce tali compensi, di dotarsi di una posizione Iva, di emettere fatture per certificare i compensi e, di conseguenza, di dichiarare i redditi prodotti come redditi d’impresa essendo tale attività commerciale e non certamente professionale, di dotarsi di PEC, di provvedere all’iscrizione al Vies e all’iscrizione al Registro Imprese.

Fatturazione

Google svolge ogni attività dalla propria sede in Irlanda e, pertanto, secondo la legge fiscale in materia Iva viene considerato un soggetto comunitario.

Questo comporta che le prestazioni di cessione di spazi pubblicitari, erogate nei confronti di Google Adsense, siano da considerare prive del requisito della territorialità e, pertanto, vadano fatturate ex art. 7-ter del Dpr 633/72 quindi, soggette al meccanismo dell’inversione contabile secondo cui l’Iva viene assolta dal destinatario del servizio.

Per coloro che avessero, invece, optato per il regime di vantaggio c.d. “forfettario”, premesso che la fattura va comunque obbligatoriamente emessa in quanto dal 1° gennaio 2013 è diventato obbligatorio emettere fattura anche per le operazioni carenti del requisito territoriale, le operazioni non saranno soggette né al meccanismo dell’inversione contabile né all’Iva.

Nella fattura, dopo la descrizione della prestazione eseguita e il periodo di riferimento, deve essere specificato quanto segue:

“Operazione soggetta all’inversione contabile o VAT reverse charge in base all’art. 7-ter del Dpr 633/72 assolta dal destinatario, Google Ireland, in conformità all’art.196 della Direttiva 2006/112/CE del Consiglio dell’Unione Europea e della Direttiva 2008/8/CE”.

Se si è optato per il regime fiscale forfettario, è opportuno indicare la seguente dicitura:

Operazione effettuata nel regime delle piccole imprese ex artt. da 281 a 292, direttiva 2006/112/CE”.

Contribuzione previdenziale Inps

In merito all’obbligo contributivo, è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Commercianti dell’Inps, ma non sempre in quanto accade spesso che chi svolge l’attività oggetto del presente articolo ha già un’altra occupazione full time prevalente e, quindi, un’altra posizione previdenziale obbligatoria. In quest’ultimo caso si è esclusi da qualsiasi obbligo contributivo.

Conclusione

Considerata la complessità della normativa fiscale e la particolarità del settore consiglio a tutti coloro che realizzano un App e desiderano creare profitto di farsi seguire da un buon commercialista che sia in grado di assisterli sulla parte fiscale, contabile e non solo ….

Dott. Giuseppe Mancini