Sanare i contratti di collaborazione alla luce del Jobs Act: istruzioni per l’uso

Sanare i contratti di collaborazione alla luce del Jobs Act: istruzioni per l'uso

Il Jobs Act si è posto l’ obiettivo di superare i contratti di collaborazione coordinata e continuativa ed i contratti a progetto, al fine di  disciplinare in modo organico le varie tipologie di contratto di lavoro, ponendo al centro il contratto a tempo indeterminato, seppure temperato dalla normativa sulle tutele crescenti, e dunque caratterizzato da maggiore flessibilità e meno onerosità per le aziende in caso di risoluzione del rapporto.

In questo contesto, l’art.54 del Decreto Legislativo n.81/2015 dispone che tutti i datori di lavoro privati, a partire dal 1° gennaio 2016, potranno assumere con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato i prestatori con i quali abbiano rapporti di collaborazione coordinata e continuativa, anche a progetto, a condizione che:

  • I lavoratori interessati alle assunzioni sottoscrivano avanti alla Commissione Provinciale di Conciliazione, oppure in sede sindacale, un atto di conciliazione finalizzato a risolvere eventuali controversie di natura economica concernenti il pregresso rapporto di lavoro e la relativa qualificazione;
  • I datori di lavoro si impegnino, nei dodici mesi successivi alle assunzioni, a non risolvere il rapporto instaurato, se non per giusta causa o giustificato motivo soggettivo;

Il vantaggio che i datori di lavoro potranno trarre dalla stabilizzazione appare notevole: con l’assunzione a tempo indeterminato, ma in regime di tutele crescenti, senza pagamento di alcun contributo aggiuntivo, vengono “cancellati” gli illeciti amministrativi, fiscali e contributivi (che comprendono sia quelli previdenziali che quelli assicurativi), connessi ad una eventuale erronea qualificazione del rapporto di lavoro, a meno che gli stessi non siano stati già accertati a seguito di ispezioni effettuate in data antecedente l’assunzione degli organi di vigilanza del Ministero del Lavoro, della Guardia di Finanza o dell’Agenzia delle Entrate.

Si tratta dunque di un’ottima possibilità, da non lasciarsi sfuggire, che il Legislatore ha fornito alle aziende, le quali sono messe in condizione di sanare le situazioni a rischio che vedono coinvolti collaboratori il cui rapporto di lavoro potrebbe essere qualificato come subordinato.

amato cerchio

Avv. Salvatore Bruno Amato